giovedì 6 giugno 2013

Il mostro

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La lunga assenza su questo blog è dovuta a un’esperienza che, nella vita di una donna, è un’esperienza forte. È il primo aggettivo a cui penso per descrivere la maternità, lo penso prima della parola “meraviglioso”, o “magico” o “faticoso”. Tutte le mie energie sono state risucchiate da questo esserino di 50 cm che ora spalanca gli occhi nel suo seggiolino come per dirmi “embé?”.


So che adesso tutto sarà diverso. So che per raccontare l’universo femminile, dopo la nascita di una figlia, avro’ degli occhi nuovi. Durante la prima fase di questo lavoro, l’anno scorso, chiesi a mia madre se si sentisse una donna libera. Era una domanda che abbiamo posto a tutte le protagoniste del documentario, ed ero curiosa di sapere cosa ne pensasse lei. “Da ragazza sí, mi sentivo libera, ma da quando ho avuto voi due, non lo sono più”. Cattiva! – pensai. Mamma cattivissima! Non si dicono queste cose ad una figlia!


E invece adesso so che sí, si dicono queste cose ad una figlia, e si devono anche dire alle altre donne, per non sentirsi sole. Parlare di maternità non vuol dire raccontare solo la gioia di un figlio, dei suoi sorrisi, dei suoi progressi. La maternità – insieme alla non-maternità- non è una questione di bambini, ma una questione di donne. Quanti nodi, quanto dolore, quanta fatica, quante ingiustizie ci sono dietro ad una donna che decide di avere –o non avere- un figlio. Quanti lati oscuri legati all’amore di una madre, che oggi mi sembra essere una cosa ancora più immensa se ti porta ad affrontarli con forza e a ripetere l’esperienza. Quanti giudizi, di uomini e di altre donne! Ho l’impressione che dietro la patina dorata della parola “mamma” ci sia un universo di questioni di cui si parla ancora troppo poco. Una riflessione su quale sia l’eredità del femminismo sulla questione della maternità è d’obbligo. Ed è il mio punto di partenza, nato dall’esperienza della mia nascita come madre, per questa seconda parte del documentario. Che tratterà, naturalmente, anche altri temi riguardanti le giovani generazioni di donne, le figlie, dunque, e le nipoti delle ragazze in minigonna degli anni ’70.


Diverse sono le protagoniste di “Le storie che so di lei –oggi”, ma le stesse restano le mie compagne di viaggio. Ilaria, con la sua bella testa, i suoi ragionamenti arguti, le domande intelligenti, la mente apertissima- che mi sembra cosí rara, oggi- la sua curiosità; Manu, sempre schietta e sincera, come la birra, sí, coi suoi giudizi duri, a volte, ma perspicaci, battaglieri. E poi Sandra, di cui si potrebbe scrivere un romanzo, ma di Sandra scrivero’ solo poche parole perché la sua esperienza, la sua mentalità cosi “avanti”, la sua disponibilità-totale-, mi paiono dei corollari rispetto al suo strepitoso senso dell’umorismo. Perché Sandra ride quando le alunne delle superiori, per le quale gli anni ’70 sono stati davvero la preistoria, la pensano come un dinosauro. O quando Manu la chiama “la nonna”, e lei stessa propone di farsi fotografare con il tombolo in mano in una corte di un vecchio palazzo. Poi la vedi sfrecciare con la sua decappottabile –che si è pagata da sola- e pensi davvero che è un mostro. E capisci che in quel volto che si specchia, tirandosi su i capelli, in quello che quelle mani e quella testa hanno fatto in questi anni, ci sei anche tu.

martedì 6 novembre 2012

Si ricomincia!

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto un'ottima notizia: abbiamo ottenuto un ulteriore, piccolo finanziamento che ci permetterà di riprendere il lavoro.
Ci siamo fermate, nel mese di marzo, presentando la prima parte della nostra ricerca: cercare di capire cosa é successo nel Salento negli anni '70 e '80, quali sono state le battaglie portate avanti dalle donne, cosa é cambiato grazie a queste lotte.
Oggi abbiamo la possibilità di comprendere quale sia l'eredità di questa storia, di esplorare l'universo delle figlie e delle nipoti delle femministe, di domandarci se sia stato rispettato il patto generazionale. Per farlo, ci stiamo rivolgendo alle nuove generazioni : quella delle trentenni e quella delle adolescenti. Due generazioni che probabilmente vivono e sentono la propria femminilità in maniera molto diversa. Ci stiamo chiedendo, innanzitutto, se le donne oggi si sentono "libere o liberate"... domanda che é stato il filo rosso della narrazione della prima parte di "Le storie che so di lei".
Sarà un lavoro che durerà circa un anno e che coinvolgerà diversi gruppi di donne e alcune classi di istituti scolastici salentini. Ascolteremo altre voci di chi ha vissuto gli anni caldi del femminismo e le confronteremo con quelle di chi quegli anni li ha ritrovati (oppure no) sui libri di scuola o sulle pagine di qualche blog.
Abbiamo appena iniziato e nei prossimi giorni faro' un resoconto di alcuni incontri. Sarà, lo sento, un nuovo, entusiasmante viaggio.

martedì 13 marzo 2012

lunedì 12 marzo 2012

Quello che resta

Mancano pochi giorni alla presentazione del documentario. Pochi giorni, poi il film sarà proiettato su un grande schermo e le protagoniste, e altre donne, e altri uomini vedranno, riassunto il 45 minuti, un lavoro di mesi. Elisa, che modererà l’incontro giovedì, mi ha chiesto, qualche giorno fa, cosa rappresenta questo lavoro per me. Alcune delle donne che hanno partecipato a questa impresa, e che non hanno ancora visto nulla, mi chiedono se sono soddisfatta.

Sono soddisfatta. Ho dato il meglio di me. Coi pochissimi mezzi a disposizione- il risultato è un piccolo miracolo. Sono felice, naturalmente. Sto crescendo dal punto di vista tecnico ed artistico, e noto le enormi differenze –anche a livello di sensibilità- dai miei primi cortometraggi. Oggi rifarei le stesse scelte, e sarei ugualmente soddisfatta.
Le storie, quando vengono raccontate, non sono più solo nostre, non sono più nemmeno di chi le ha vissute. Le storie, che ci piaccia o meno, sono di chi le ascolta, di chi le racconta, di chi le tramanda. Le storie sono di tutti. Si tramandano e si trasformano, diventano nostre, di chi le critica e di chi le ama, di chi le comprende, ma anche di chi non le capisce, ma le conosce. “Alcuni dicono che una parola è morta quando viene detta, io penso che cominci a vivere solo allora” scriveva Emily Dickinson. Per me, anche per le storie è un po’ la stessa cosa. Cio’ che vivo è solo mio, se nessuno lo conosce. Quando lo racconto, comincia a vivere da solo.
Cosa arriverà alle giovanissime che vedranno questo documentario? Cosa arriverà a chi non conosce la parola “femminismo”? Cosa, a chi l’ha conosciuta in prima persona? Quali immagini resteranno? Quali parole?

Qualche giorno fa ho scritto delle considerazioni sullo sguardo femminile in letteratura, e al cinema.
Questo film è fatto da una donna e parla di donne.
Io ho voluto che venissero fuori due cose, principalmente.

Il sorriso delle donne, le risate delle donne, su fatti e racconti importanti. “Talvolta ci capita di vivere esperienze violente sotto un cielo di una bellezza straordinaria. E questi due stati d’animo li viviamo simultaneamente” diceva Claire Simon. A volte la bellezza si nasconde in questi forti contrasti.

Insieme al sorriso delle donne, che vorrei rimanesse impresso negli occhi di chi guarda, ho voluto raccontare la libertà, l’“attitudine” alla libertà di ognuna e di tutte.
E ancora cito Claire Simon “Forse nell’immagine della donna è più difficile ritrovare l’idea di libertà”. Sono parole che hanno un peso politico, estetico, sociale, molto forte. Ritrovare l’idea di libertà – persino al cinema- nell’immagine della donna, è impresa complicata. 

Sorrisi e senso – aspirazione-  di libertà,  questo vorrei che rimanesse.

mercoledì 7 marzo 2012

Dopo  mesi di incontri, interviste, riprese, raccolte fotografiche, ricostruzioni .. siamo felici di invitarvi alla prima proiezione del documentario  


LE STORIE CHE SO DI LEI
Il movimento delle donne salentine negli anni del femminismo
di Paola Manno


GIOVEDI’  15 MARZO ore 18.30
presso le OFFICINE CANTELMO



Il documentario, prodotto da Cult Lab in collaborazione con la Casa delle Donne di Lecce (LFD), è un racconto corale, una sinfonia di storie e ricordi, che esplora vicende lontane nel tempo, la cui eco affascina ed incanta.


Di seguito una breve sinossi del documentario e in allegato la locandina dell’evento.
Saremmo felici se ci aiutaste a diffondere l'iniziativa!


Sinossi: Sandra entra in ambulatorio e spiega a tante giovani donne cos’è la contraccezione, Ginetta denuncia la direttrice dell’ospedale di Galatina che, anche dopo l’approvazione delle legge 194, si rifiuta di praticare gli aborti, Ada, l’angelo del ciclostile, esce con il cappottino buono e la camicia ben abbottonata per andare alle manifestazioni, perché non vuol sembrare una cattiva ragazza…
La storia del femminismo – da Olympe de Gouges a Carla Lonzi – ha attraversato i decenni e le diverse nazioni e ha toccato realtà grandi e piccole, metropoli e cittadine. Il Salento l’ha vissuta in prima persona, sebbene pochi lo sappiano. “Ci sono state occasioni in cui letteralmente abbiamo messo a soqquadro la città”, raccontano le protagoniste. Una proposta che nasce all’interno della Casa Delle Donne di Lecce, legata alla necessità di interrogarsi sul ruolo che il movimento femminista ha avuto in una piccola realtà del Sud Italia, ma soprattutto alla voglia di capire come le lotte di quegli anni abbiano influito sulla vita di tutte le donne.

Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=QhAKft_ubW8
Info: lestoriechesodilei@gmail.com
Fb: Le storie che so di lei
http://lestoriechesodilei.blogspot.com/